Ludd - A Colpi Di Mazza |
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Testi | |||
Scritto da Pierkna | |||
Domenica 26 Giugno 2011 14:43 | |||
01 - La Festa E' Lontana La "gioia di vivere", in questi tempi, per forza maggiore, sembra cosa eccezionale. Sono l'apatia, la tristezza, la rassegnazione a riempire la normalita'. Dilaga la solitudine, mentre si e' sempre meno capaci di rimanere soli. Eppure siamo continuamente bombardati da sorrisi, e non solo grazie alla televisione. Mille volte al giorno diciamo "sto bene». Altrettanto spesso ci fingiamo interessati allo stato d'animo altrui. I momenti di autentica gioia sono sempre piu', e solo, strappati con le unghie all'ipocrisia, come clandestini nel regno della menzogna. Rischia grosso, d'altro canto, chi si azzarda a non nascondere la propria sofferenza. Chi urla di dolore facilmente scompare: sepolto in manicomio, rinchiuso in carcere, soffocato in una comunita' di recupero, o semplicemente come zombie davanti a uno schermo. Siamo stati educati ad eludere ogni sofferenza, altrui o nostra che sia. Non hanno limiti né l'offerta di vie di fuga dalla realta', da se stessi, né le vie d'isolamento dagli altri, per gli altri. Anche in questo ci troviamo privati degli strumenti necessari per vivere la propria vita, autonomamente e fino in fondo. Anche in tal senso diventa sempre piu' tarda la liberazione di tutti e di tutto. Anche questo significa lottare per l'autogestione di ogni cosa. Nessuna ipocrisia. E recita alcuna. Piccole grandi fughe Tutto confinato ai margini, represso Privato d'ogni strumento per amare Privato d'ogni strumento per amare Non c'e' spazio per te Nessun posto per te Tu non ci sei, mai Tu non ci sei Dolore Feste, battute, risate Tutti felici, comunque felici, sempre felici Cosa farai se sarai solo Cosa farai quando lo scoprirai Con nodi che ancora non scorrono, tipo flagello Voragini coperte, tipo trappole Non c'e' spazio per te Nessun posto per te Tu non ci sei Tu non ci sei Non c'e' spazio per te Nessun posto per te Tu non ci sei Tu non ci sei Dolore, dolore Non c'e' spazio per te Nessun posto per te Tu non ci sei Tu non ci sei Dolore 02 - L'uomo Che Ama Tratto da un poema in prosa di Stig Dagerman, anarchico svedese morto suicida a trentun anni. L'uomo che ama Trova una conchiglia sulla spiaggia Quando se la porta all'orecchio non sente Né il vento, né il mare, né gli angeli Ma la sua stessa voce che canta: Ti amo Ti amo Se i pianeti potessero amare Uscirebbero dalle loro orbite E sarebbe il caos, e sarebbe il caos, e sarebbe il caos L'ordine dell'universo E' garantito dal fatto che l'amore e' impossibile L'amore e' impossibile, l'amore e' impossibile Anche l'uomo che ama Si sente in una immensa prigione Ma questo non gli impedisce Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino Di farsi breccia fino, fino alla cella del vicino Urlando di gioia Urlando di gioia: Sono libero Sono libero 03 - Rimorsi Vivere il proprio tempo detestandolo, intrappolati in un mondo al contrario, nel quale ti viene chiesto di giustificare le azioni che compi per difendere la vita e la liberta' tue, di altri sfruttati, di altri esseri viventi. Quando la logica che fa girare la ruota e' quella del profitto, quando le parole sono quelle del potere, perde di senso qualunque spiegazione veramente sensata. Non c'e' nulla da spiegare a chi vive la miseria di questo mondo, non c'e' nulla da giustificare di fronte ai giudici che lo difendono. Ma la promessa di una vita diversa, quella non va mai abbandonata, sempre la tensione e l'odio nei confronti dei nostri sfruttatori vanno accompagnati a cio' vorremmo di diverso. Lo spazio che separa il nostro modo di vivere la reciprocita' e l'antiautoritarismo dalla logica di questo mondo va difeso e allargato ogni giorno, in ogni gesto, in ogni azione, per non affogare nel rancore, per non restare accecati e scoraggiati, disposti a vedere nemici ovunque, incapaci di essere lucidi in un periodo che richiede coraggio e lucidita' come pochi altri. Nessun rimorso. Quando le parole sono al potere, il potere ha tutte le parole Non discuto con chi mi opprime, la mia vita e' oltre il vuoto Il vuoto della vostra logica Il vuoto della vostra logica Il vuoto della vostra logica Il vuoto della vostra logica Senza parole, solo rabbia Non mi occorrono grandi discorsi per dirvi che non ho rimorsi Non c'e' nessuna liberta' nei vostri diritti Puzzano di morte le vostre leggi e di cosa mi dovrei pentire? Di non stare con gli altri lentamente a crepare? Il mio odio e' vivo E vi aspetta in strada Parleranno le mie mani a un mondo in rovina Brillera' la notte di promesse Le vostre minacce no, non mi possono fermare Le vostre minacce no, non mi possono fermare Se credete di vedermi in ginocchio aspettate in eterno Se credete di vedermi in ginocchio aspettate l'inferno Che vi sto preparando La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione La vostra punizione e' benzina sul fuoco e chiama distruzione Perché non ho niente da perdere in questo mondo, mondo infame Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare Che non sia l'orgoglio di lottare per vederlo poi crollare Per vederlo poi crollare 04 - Normale Contro la pretesa psichiatrica di separare cio' che e' normale da cio' che non lo e', contro il grande alibi sociale che giustifica la segregazione del diverso. Un alibi per cui una delusione amorosa passeggera e' segno di sensibilita', ma se troppo prolungata diventa una patologia, certe voci sono il privilegio dei santi, altre invece il prodotto di menti malate... Un alibi per cui il non-ascolto, la coercizione, la violenza pretendono di essere sempre a fin di bene. A dispetto di tutto cio', la strenue resistenza degli animi reclusi, la resistenza di chi abbandona il proprio corpo nei corridoi dei reparti psichiatrici -- lo sguardo perso, gli escrementi nei pantaloni -- per evadere col pensiero. Perché d'ogni dove chiusi si sta male. In attesa che ciascuno di noi smetta di chiamare medici i carcerieri, e smetta d'esser egli stesso, indirettamente, carceriere. Chi e' davvero normale? Chi e' davvero normale? Chi e' davvero normale? Chi e' davvero normale? Sguardi assenti, senso di impotenza Pensieri che vagano lasciando vuote carcasse Definizioni, gabbie per la mente Porte chiuse, lacci per i corpi Chi e' davvero normale? Chi e' davvero normale? Un grande alibi -- apri gli occhi Per allontanare cio' che disturba Per allontanare cio' che disturba Cio' che inquieta, cio' che spaventa Medici dell'anima -- apri gli occhi Uccidono i margini, imprigionano i sogni Livellano le irregolarita' Per quanto ancora? Chi e' davvero normale? Per quanto ancora? Chi e' davvero normale? Per quanto ancora? 05 - Come la Notte Questo testo e' stato ispirato dal racconto di un vecchio partigiano anarchico che ha conosciuto la tortura da parte della Gestapo, il campo di concentramento, il carcere e il manicomio criminale... mantenendo intatti il suo sguardo da ragazzino e il suo spirito di rivolta. Un esempio e uno sprone di fronte all'ennesimo compagno assassinato, Carlo Giuliani, per farla finita con i Placanica e con il mondo che li arma. Penso a quel compagno torturato dalla Gestapo Al suo ritorno per un patto sigillato tra il filo spinato Penso al suo sorriso da bambino, all'audacia e alla bonta' "Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi" "Siamo in vantaggio noi" dice, brutale e innocente "perché i torturatori li abbiamo uccisi" Penso a Carlo, compagno senza bandiere A un proiettile che esplode, a una divisa assassina Un nascondiglio, un salto dall'abisso, un carillon e una lama, tutto questo ho nel cuore Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto E sono muta a dire del sangue rappreso Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso Sono in vantaggio loro, sono tutti gli assassini al loro posto E sono muto a dire del sangue rappreso Quant'e' della mia argilla in chi lo ha sparso Negli animi come nei paesi, dov'erano sentieri scoscesi hanno fatto strade comode Per i soldi e la noia, per le cariche della polizia Per le cariche della polizia, per le cariche della polizia Penso a Carlo, compagno senza bandiere A un proiettile che esplode, a una divisa assassina Saremo agguati, saremo alture, compagno Neri come la notte Penso a Carlo, compagno senza bandiere A un proiettile che esplode, a una divisa assassina Saremo agguati, saremo alture, compagno Neri come la notte Saremo agguati, saremo alture, compagno Neri come la notte 06 - Mille Anni e' possibile rovesciare la logica dominante, e considerare “profitto” cio' che non e' monetizzabile, quantificabile, riducibile al dare e al ricevere – ecco cosa ci dice la “piccola forza messianica” che attraversa le epoche. La forza della propria individualita' vissuta in una dimensione che scardina le porte del Tempo storico, misurabile, mercantile. La forza di chi non rinuncia alla gioia presente ma sa che questa raccoglie il passato e agisce per il prossimo millennio. Non c’e' bisogno di un aldila' celeste per scorgere tutta la meschinita' di una vita in cerca dell’utile, basta scalare i propri desideri. Come la terra torna sempre a formarsi sotto i castagni, cosi' la natura – in noi e fuori di noi – trionfera' sul cemento industriale e affettivo. Agire qui e ora contro l’ingiustizia, un adesso che dura mille anni. Fai le domande che non hanno risposta Investi nel millennio Sostieni che il tuo raccolto principale e' la foresta che non hai piantato e che non vivrai per raccogliere. Ricorda che le foglie, quando si decompongono, diventano fertilita'. Chiama questo profitto. Poni la tua fiducia nei centimetri di terra che si formano sotto gli alberi ogni mille anni. Torna da chi sfrutta i tuoi simili ed avvelena la terra Torna da loro col pugnale in mano. 07 - Sotto Assedio Un omaggio agli incontri che mettono a nudo le nostre miserie, alle invisibili disfatte che lasciano segni sulla memoria, alle occasioni in cui non ha piu' senso parlare, agli amori che ci attraversano come fossero comete, alle azioni che squarciano il fumo dell'apparenza. Sa sempre cosa dire e non ti lascia andare Ti assedia nella voce, vuol tutto nominare Un giorno, un luogo -- cosa ricordi? Hai detto, hai fatto -- cosa ricordi? Macerie di coscienza, grumi di memoria Il tuo volto allo specchio si tramuta in ghigno Un giorno, un luogo -- cosa ricordi? Hai detto, hai fatto -- ma cosa ricordi? L'unica certezza e' quella che fa male Conosce le tue scuse, il tuo goffo recitare I dubbi si sciolgono soltanto nell'orrore Nel vomito, nel rischio sublime dell'amore Quando scapperesti in un'Atlantide mentale Nero piacere di sprofondare Quando vorresti esser solo quel che sei Nella serenita' di un attimo, nel cuore di un'azione Sa sempre cosa dire, la nausea che ti assale Ma quello che trattiene dei vivi e' solo fumo E' solo fumo, fumo, fumo 08 - Agli Erranti Milioni di donne e di uomini errano di paese in paese alla ricerca di condizioni di vita un po’ meno odiose, braccati dalla polizia, resi clandestini per essere meglio sfruttati, criminalizzati, vessati nella generale indifferenza, rinchiusi in lager che la lingua di Stato chiama “centri di permanenza temporanea” e infine espulsi. Stranieri in un mondo straniero, sono il volto di un presente segnato dalla miseria, dalla guerra, dai disastri ambientali, dal terrorismo quotidiano della produzione industriale. Ma esistono anche altri erranti. Sono tutti quei compagni clandestini e latitanti per sottrarsi a qualche mandato di cattura, sempre in movimento fra le maglie del controllo sociale e del dominio. Questo testo parla anche di loro, del conflitto – contro la polizia, contro gli insospettabili delatori, contro l’oblio che vuole inghiottirli, contro la propria fatale disattenzione – che devono affrontare ogni giorno. Lo intoniamo alla loro Fortuna, che li renda piu' agili e piu' scaltri. In particolare lo dedichiamo ad un nostro compagno, Arturo, latitante da piu' di cinque anni perché accusato di aver dato, assieme ad altri, una meritoria e meritata lezione ad un infame giornalista di nome Genco. Lo scribacchino, non contento di aver piu' volte calunniato e indicato agli sbirri gli anarchici, non contento di aver infangato Edoardo “Baleno” Massari, si e' presentato come uno sciacallo ai funerali di quest’ultimo, per speculare sul cadavere di un compagno ucciso dal carcere. Non ha corso abbastanza in fretta, la carogna. Arturo, condannato a 3 anni e 6 mesi, e' ancora uccel di bosco, a dispetto di tutto. Buona fortuna, Arturo. Inseguito, braccato – “Documenti!” Sballottato, sorvegliato – “Documenti!” Lavorare dodici ore – “Documenti!” Dormire sotto i ponti – “Documenti!” Rinchiuso, espulso – “Documenti!” Qui non c’e' alcun Eldorado ad alleviar le pene ma falsi sorrisi e tanta polizia Razzisti rasati, razzisti perbene il ritornello non cambia: “Cacciamoli via!” La Bosnia e' davvero alle porte la nutrono i giornali, cresce nelle strade Ma un’altra carta tenta la sua sorte cambia il vento ormai nelle contrade S’allaga ogni documento, la marina affonda la marea proletaria scaglia potente la sua onda Ti sei mai chiesto cosa vuol dire sentirsi straniero in ogni citta' cambiare nome, cambiare identita' Sapere chi sei, malgrado le invenzioni sapere dove vai, malgrado le digressioni Un altro posto di blocco, pattuglie dappertutto lo sguardo fermo, il polso teso Ancora in fuga, a dispetto di tutto ancora libero, fuorilegge e mai arreso Che la notte arrida agli erranti ai fuggiaschi, ai latitanti Che sia velo complice l’oscurita' ai clandestini in lotta per la propria liberta' 09 - Facile Quanto spesso accade che uno sbirro giustifichi se stesso dicendo "...ma e' il mio lavoro»; con quanta facilita' sfugge ad una ipotetica lieve vergogna rintanandosi in luoghi vuoti come "...se fosse per me...». Nessuna "disoccupazione" potra' mai giustificare la scelta di rinvigorire le forze di un ordine sempre piu' apertamente omicida. Le responsabilita' rimangono tali, ad ognuno le proprie. Uno sbirro rimane uno sbirro. Facile. e' triste pero' notare che il sano odio per chi sceglie di frapporsi tra sfruttati e sfruttatori in difesa di questi ultimi, la dovuta inimicizia per il servo che collabora al mantenimento della propria e altrui schiavitu', talvolta cresca all'interno di dinamiche di branco e si alimenti piu' di meccanismi che puzzano di facili e miseri "...lo sbirro e' malvagio, e' il male» che di una critica radicale al controllo sociale in quanto tale. Il rischio e' alto: quello di portare con sé scorie di quello stesso mondo che si combatte, di mirare in basso colpendo solo birilli, di attaccare si' una divisa, ma con una mentalita' uniforme. Uno sbirro e' uno sbirro. Difficolta' nei bisogni odierni Piccole scelte sommate, rinunce, sconfitte Ti trovi poi in uniforme, armato, frustrato Vestito di quello che e' solo per te Un lavoro come un altro Nemico Mille ragioni, mille facilitazioni Seduto nell'aberrante presente Scegli tu di essere non piu' tacito complice Ma nemico Nemico, nemico Tu scegli di essermi nemico Nemico, nemico Io scelgo di esserti nemico Nemico, nemico Tu scegli di essermi nemico Nemico, nemico Io scelgo di esserti nemico Servo! .CONDIVIDI.
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