La verità è che nel circuito controculturale italiano underground non è poi così piatto come qualcuno dall'alto della sua spocchia del cazzo vuole far credere. Se uno alzasse il naso dal contesto instagrammabile se ne accorgerebbe - che esiste un eco che straccia il velo delle cazzate che in lungo e largo sulle vetrine del social vedi leggere manco fosse la santa verità.
Nella controcultura c'è un fuoco sottostante che urla - c'è un fottio di gente che si fa il culo - piccole e grandi realtà che credono nell'autogestione ed autoproduzione, proprio come quaranta anni fa, senza fare nostalgici.

Tempo d'estate - già fanno capolino le zanzare, tempo di spillare birre, tempo di festival open air.
Di fest ce ne sono di ogni genere per tutta la penisola e di collettivi che si fanno il culo ce ne sono tanti.

Seppur siano passati dei mesi dalla sua comparsa, giungo ora a scrivere due righe sulla scomparsa di Marco Garripoli.
Per assorbire certe scomparse c'è sempre bisogno di tempo.
E ne parlo in punta di piedi, per come l'ho conosciuto io, il riverbero attraverso i miei occhi, gli scambi di vedute e di visioni comunitarie nel tempo.

Esaminando a fondo noi stessi - frugando dentro le frattaglie del nostro secondo cervello emozionale, lo stomaco, ci diamo l'enorme possibilità di osservare congiuntamente al nostro inconscio, tutto quello che continuiamo a riprodurre all'esterno di noi stessi. Ripetendo errori ed azioni appartenute alla nostra primigena discendenza. Una considerazione oculare dal punto più alto della nostra coscienza - da quel luogo, sito dentro di noi, che è di tutto di rispetto e che ci permette di valutare la nostra esistenza con accurata visualizzazione.

Venale ed imprigionato dentro una continua incertezza dovuta ad una gestazione artifizia della propria vita - cieco, solo e sperduto , l'uomo - come tutte le creature partorite e gettate in uno scantinato sociale - vive in balia di una carenza di Umanità rantola davanti all'ennesimo petalo che si stacca dalla propria corteccia edonistica.
Arma e disarma sé stesso quasi non si appartenesse.

Bobson Dugnutt, quartetto a formazione arco elettrica tra Emilia e Berlino, Emilia Germagna.
Annunciano qui, la loro seconda prova discografica datata aprile 2024, Sell Me Lies dieci i brani per una durata di trenta minuti circa, supportati da una ottima prova vocale in inglese.

Irreprensibile e fiero della sua belligeranza da clown circense - l'uomo, figlio illegittimo di un'attitudine malevola arcaica - ha creato, passo dopo passo, anno dopo anno una spaccatura nel proprio entroterra esistenziale, mettendo sempre, e più volte, sé stesso dentro un fortino nocivo alla propria incolumità, solo per volere di altri o per uno schema inconscio errato.

Questa settimana, invece della solita recensione, torna la nius anacronista più amata da voi simpatici burloni abbonati a spotifai e servizi di streaming vari ed eventuali!
Era un po' che non ne usciva una quindi per chi interessato basta cliccare sul titolo ed il gioco è fatto, per tutti gli altri tornate pure un altro giorno!

Vagando senza meta, annusando l'odore dei pomeriggi quando li butti via, sono entrato, violandone i sigilli; in un ex parco divertimenti chiuso ed abbandonato.
Ho quasi accarezzato con mano, la spensieratezza, la gioia e la felicità che sicuramente un giorno albergavano qui.

La rabbia serpeggiava in provincia, mentre i nostri occhi gonfi di noia e lacrime mai versate, si confondevano sull'asfalto forse bagnato o leggermente umido del tardo pomeriggio che volge a sera, che volge a notte, che volge a disossare quasi grossolanamente, le nostre sacrosante emozioni in un contenitore di vetro.