Succede che i ragazzi si annoiano; non tutti, soltanto quelli a cui non bastano qualche lucina colorata e tonnellate di programmi demenziali in tv per spegnere il cervello.
Gli hippy se ne sono andati ormai e il grigio dei palazzi ha preso il posto dei colori psichedelici degli abusati furgoni wolkswagen. Senso di comunita' ne e' rimasto poco, e' difficile sentire parlare di pacifismo - d'altronde la guerra in Vietnam e' bella che finita - e ancor piu' di rivoluzione.
I quartieri periferici delle grandi citta' dell'est, tra cui spicca Washington, sono poco piu' che dormitori; qualche blocco di case tutte uguali, due benzinai, un cinema - se va bene - e un grande centro commerciale.
Tutto, anche l'ambiente, sembra remare contro qualsiasi sprazzo di vitalita' o inventiva.
E' l'epoca del produci - consuma - crepa.
Rimane poco da fare se nasci da queste parti, o ti metti sul binario e ti allinei abbassando la testa, oppure te la rasi quella testa, ti chiudi in un garage e suoni.
Poi c'e' lo skate; e spesso una cosa non esclude l'altra.
E' cosi' che una chitarra e una tavola con quattro ruote possono diventare un ancora di salvezza per una generazione alla deriva: "Lo skateboard non e' un hobby, ne tanto meno uno sport; lo skateboard e' una via per imparare a ridefinire il mondo attorno a te. E' un modo per uscire di casa, connettersi con altre persone e guardare al mondo con occhi differenti." Ha dichiarato Ian Mackaye - storico fondatore dei Minor Threat, della Dischord records nonche' leader dei Fugazi - in un intervista per la biblioteca del congresso americano.
Ed e' proprio Mackaye che, tra una grindata e l'altra, nel 1980 fonda - assieme con il bassista Brian Baker, il batterista Nelson e il chitarrista Lyle Preslar - i Minor Threat.
Canzoni veloci, anzi velocissime - poco piu' di un minuto - una voce che piu' che un canto e' un urlo che si strozza in gola, nichilismo esistenziale che vomita la bile dell'indifferenza, violenza che elude il suicidio. Con i Minor Threat l'hardcore punk supera le frontiere del genere.
I ragazzi nel 1981 si rinchiudono in una vita comunitaria fatta di registrazioni, studio e skateboard dalla quale nasce l'ep Minor Threat; otto brani e meno di dieci minuti di durata. Il capolavoro del gruppo.
In totale i quattro stanno insieme soltanto dieci mesi; il secondo EP In my eyes esce infatti quando il gruppo ormai si e' gia' sciolto. Tutto veloce, anzi velocissimo; come la loro canzoni.
Dieci mesi, 305 giorni e 7320 minuti per ridefinire un genere e porre le basi per tutto l'hardcore a venire.
In questo breve lasso di tempo il gruppo riesce pure a dare il nome a una sotto cultura che proprio da un pezzo del loro primo album prese il nome: lo Straight Edge, uno stile di vita che prevede l'astinenza dal consumo di tabacco, alcool, droghe e, per alcuni individui, anche l'astinenza dal sesso occasionale.
Straight Edge infatti, una traccia del loro primo EP, contribui' ad ispirare il movimento. Il testo sembra esortare all'astinenza da alcool e droghe, viste come uno strumento usato dal sistema per ottenebrare e rendere schiavi le menti dei ragazzi.
Questa interpretazione della canzone e il suo uso improprio come manifesto di un movimento non e' mai piaciuta al gruppo tanto che, durante la riregistrazione del pezzo Out of Step, MacKaye inseri' un pezzo parlato in cui spiegava che le idee espresse nella canzone (niente fumo, niente alcool, niente sesso occasionale) si riferivano ai Minor Threat e ai loro amici, e che il brano non era da considerarsi un manifesto di regole da rispettare.
Dopo lo scioglimento il gruppo si riuni' e diede alla luce il primo LP Out of steps rimanendo poi insieme fino al 1983. Non riuscirono pero' a produrre piu' di tanto materiale, dissidi artistici allontanarono i componenti della band e il loro ultimo EP Salad Days riusci' a vedere la luce soltanto nel 1985.
Finita l'esperienza Minor Threath, MacKaye fondo' i Fugazi, band seminale del post hardcore, ma questa e' un altra storia.
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Fonte: Music And Skateboard. I Minor Threat (di Hobo The Mag)
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Lasciamo per un attimo la costa ovest con le sue palme, le spiagge dorate e il malcontento di una generazione che cerca con fatica di uscire dalla palude lisergica che la Summer of love si e' lasciata appresso e spostiamoci sull'altra costa, a Washington per la precisione.
Sono i ruggenti anni '80 negli Stati Uniti e, mentre tutto il mainstream comincia a lavorare per il dominio del nulla che sara' lo youppismo, nelle periferie dell'impero succede qualcosa.